Coccige: cenni di anatomia

Il coccige è un piccolo osseo con forma triangolare a base superiore, situato nell’ultima parte della colonna vertebrale, è costituito di 4 vertebre dette “false” perché, prive di disco intervertebrale, sono calcificate tra loro.

Questo osso è ciò che rimane della coda dei nostri antenati! Si distinguono 6 parti differenti nel coccige:

  • La base
  • L’apice
  • L’area anteriore
  • L’area posteriore
  • Le due aree laterali

Dal punto di vista articolare quest’osso partecipa ad una sola articolazione, quella con l’osso sacro, che per questo motivo è chiamata “articolazione sacro-coccigea”, e come intuirai facilmente collega la superficie inferiore dell’osso sacro a quella superiore dell’osso coccigeo.

Il coccige oltre a proteggere il canale spinale, che termina nel tratto lombare, contribuisce a sostenere il peso del corpo nella posizione seduta ed è luogo di inserzione di diversi legamenti e muscoli come:

  • il muscolo grande gluteo,
  • il muscolo pubococcigeo
  • il muscolo elevatore dell’ano.
 

Cosa è la coccigodinia?

La coccigodinia è una condizione dolorosa del coccige, come già abbiamo anticipato nell’introduzione questa non è una patologia molto diffusa, può presentarsi in entrambi i sessi e a tutte le età, e sappiamo che ha un’incidenza maggiore nel sesso femminile tra i 35 e i 45 anni.

 

Quali sono le cause che portano alla coccigodinia?

Le cause che provocano la coccigodinia sono diverse e non sono ancora ben definite con certezza, però si evidenziano delle situazioni che si dimostrano importanti fattori di rischio come:

  • il parto,
  • traumi diretti,
  • microtraumi ripetuti,
  • problemi posturali,
  • condizioni di sovrappeso,
  • età superiore ai sessanta anni, c
  • arcinomi che interessano il tessuto osseo,
  • cisti pilonidale,
  • patologie reumatiche come l’artite ecc…
 
 

Come si cura la coccigodinia?

Trattandosi di un fenomeno multifattoriale, la terapia viene prescritta in base alla causa che produce la sintomatologia e alla tipologia di sintomi descritta dal paziente.

La fisioterapia secondo linee guida internazionali risulta essere una delle migliori soluzioni per risolvere questa condizione dolorosa. In un ciclo di fisioterapia per la coccigodinia si utilizzano sia tecniche di terapia manuale ed esercizi, che mezzi fisici ad alta tecnologia. In molti casi questi tre elementi sono integrati in un’unica azione terapeutica sinergica.

Le mobilizzazioni manuali, sia articolari che tissutali hanno lo scopo di ripristinare il corretto pattern di movimento articolare e di migliorare la mobilità dei tessuti. Normalmente la terapia include anche il trattamento delle altre articolazioni del bacino e del tratto lombare.

Gli esercizi hanno l’obbiettivo di stabilizzare i progressi ottenuti con la terapia manuale, e di impedire l’insorgere di eventuali recidive rinforzando i gruppi muscolari che risultano essere troppo deboli e allungando quelli che all’esame obiettivo sono troppo forti.

I mezzi fisici più utilizzati sono:

  • la tecarterapia
  • la magnetoterapia: indicata in casi di frattura perché stimola la formazione del callo osseo
  • laser ad alta potenza: ottimo in condizioni di alta dolorabilità in punti specifici i neurostimolatori antalgici come l’interix: utilizzati per ridurre il dolore nell’area sofferente.

Poiché la tecarterapia è uno dei mezzi fisici più utilizzati per questa patologia, ne approfondiremo le proprietà nel seguente paragrafo.

 

La tecarterapia: cosa è e cosa fa?

 

La parola Tecarterapia è l’acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo, che indica il modo in cui questo dispositivo possa portare uno stimolo biologico ai tessuti.

Si tratta di un device che utilizza uno spettro di frequenza compreso tra i 500.000 Hz e 1 mega (milione) Hz capace di sviluppare calore endogeno (interno ai tessuti). Per questo motivo infatti questo mezzo fisico è conosciuto anche come “diatermia da contatto”

Il calore profondo o endogeno, è indotto nel paziente per mezzo dell’effetto Joule. Gli ioni (particelle cariche elettricamente) presenti nella regione corporea che si sta trattando vengono fatti oscillare centinaia di migliaia di volte al secondo, e questo rapido movimento oscillatorio produce calore. Gli effetti biologici prodotti da questo dispositivo sono fondamentalmente 3:

  • Effetto chimico: si ipotizza che la tecar porti ad una normalizzazione del potenziale di membrana, gli scambi cellulari tendono ad alterarsi in stati infiammatori;
  • Effetto termico: durante l’applicazione di tecarterapia c’è un richiamo di sangue nella regione trattata a cui consegue un aumento del microcircolo locale e di calore.
  • Effetto meccanico: l’effetto termico produce un effetto meccanico importante, infatti è più semplice trattare e mobilizzare i tessuti quando questi sono stati stimolati.
 

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