Introduzione

La spalla è un’articolazione indispensabile per le attività di vita che svolgiamo quotidianamente come asciugarci i capelli con il phono, tagliarci la barba, guidare la macchina, fare sport e cucinare.

Per questo motivo quando questa articolazione ci causa dolore, vogliamo cercare di risolvere il prima possibile.

Non sempre però si tratta di condizioni semplici da risolvere, a volte siamo soggetti a situazioni così complicate per le quali è necessario sottoporsi a un intervento chirurgico che possa ripristinare i corretti rapporti anatomici al fine di poter muovere la spalla senza dolore.

Uno di questi casi è l’intervento di protesi, al quale sono esposti principalmente soggetti di età avanzata che presentano problemi strutturali che non sono migliorabili mediante le cure conservative.

Nel corso di questo articolo capiremo quando è necessario subire l’impianto di una protesi, in cosa consiste l’intervento e da quali elementi è caratterizzato il percorso fisioterapico.

Cenni di anatomia della spalla
Per affrontare il tema delle protesi della spalla è indispensabile fare un riassunto generale delle strutture anatomiche di di questa articolazione.

Sappiamo che la spalla è formata da 4 elementi ossei differenti:

  • La Testa omerale
  • La Scapola
  • La clavicola
  • Lo Sterno

I quali si articolano tra di loro dando luogo a 5 articolazioni che ti riportiamo qui di seguito:

  • Articolazione gleno-omerale: tra la cavità glenoidea della scapola e la testa dell’omero;
  • Articolazione acromion-clavicolare: tra il processo acromiale della scapola e l’estremità laterale della clavicola;
  • Articolazione sterno-clavicolare: tra sterno e margine mediale della clavicola;
  • Articolazione scapolo-toracica: riguarda il piano di scivolamento della scapola sulla gabbia toracica;
  • Articolazione subdeltoidea: riguarda il piano di scorrimento del deltoide, sotto il quale si trova una borsa sierosa.

Di queste articolazioni, occorre precisare che la glenomerale, l’acromion clavicolare e la sternoclavicolare sono considerate “articolazioni reali”, poiché danno vita a dei rapporti articolari tra due elementi ossei, mentre le due restanti sono dette “false” poiché sono solamente delle superfici di scorrimento.

I muscoli che partecipano al movimento della spalla sono moltissimi, 17 per l’esattezza, e vengono distinti in due grandi gruppi in base alle loro caratteristiche anatomotopografiche:

  1. muscoli intrinseci: sono un insieme di muscoli che hanno entrambi le inserzioni nelle ossa che formano lo scheletro della spalla (omero, clavicola, scapola). Rientrano in questo gruppo: il muscolo Deltoide, il muscolo Piccolo rotondo e la cuffia dei rotatori che comprende il muscolo sovraspinoso, il muscolo infraspinoso, il muscolo piccolo rotondo e il muscolo sottoscapolare.
  2. muscoli estrinseci: sono un insieme di muscoli che hanno solo un’inserzione sullo scheletro della spalla, come ad esempio il muscolo bicipite brachiale, il muscolo tricipite, i muscoli romboidi, il muscolo trapezio, il muscolo dentato anteriore, il muscolo succlavio e il muscolo elevatore della scapola.

Cosa è una protesi di spalla?

La “protesi” è la sostituzione di un elemento anatomico con uno artificiale. Nel caso della spalla, le protesi si distinguono in tre tipologie:

  1. Endoprotesi: dove si sostituisce solo la testa omerale;
  2. Artroprotesi: nella quale si sostituisce sia la testa omerale che la glenoide della scapola. Fanno parte di questa categoria le protesi inverse, chiamate così perché per evitarne la lussazione la dinamica tra i rapporti articolari è invertita: la testa omerale è concava e la glenoide della scapola è convessa.
  3. Protesi miste: dove vi è una parziale sostituzione dei capi articolari, o di uno dei due mentre l’altro è sostituito totalmente.

 

Quando è necessario impiantare una protesi di spalla?

È necessario sostituire omero e/o cavità glenoidea, quando a causa di traumi violenti (fratture che causano la necrosi della testa omerale o lussazioni) e degenerazioni importanti (come l’artrosi gleno-omerale o l’artrite reumatoide) i rapporti articolari danno luogo a condizioni dolorose continue e deficit funzionale.

Quali sono le complicanze da prevenire?

Le complicanze subordinate agli interventi di protesi di spalla sono:

  • Rigidità articolare: che oltre alla spalla può riguardare anche il gomito e il polso;
  • Il dolore;
  • L’infiammazione;
  • Il gonfiore alla mano.

Questi fattori si sviluppano a seguito dell’immobilizzazione post operatoria, che se protratta eccessivamente può esacerbare la normale paura di movimento dopo l’intervento.

Per questo motivo è consigliabile far togliere il tutore per qualche ora del giorno durante le prime settimane dopo l’intervento, in modo che il paziente ricominci a prendere confidenza con il movimento dell’articolazione.

Nel periodo di immobilità del tutore, è fondamentare far effettuare al paziente delle mobilizzazioni del tronco nelle quali la spalla è immobile ma la scapola scorre sulla gabbia toracica, ciò aiuta molto a prevenire condizioni di rigidità scapolo-toracica e la diminuzione del tono muscolare del tronco.

Anche gli esercizi di mobilità del tratto dorsale risultano essere molto utili per velocizzare il recupero.

Per sapere in cosa consiste la riabilitazione dopo un intervento di protesi di spalla clicca qui.

 

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